Il nostro amico pastore, Sergio Pitzalis
Il nostro amico pastore, Sergio Pitzalis

Il nostro amico pastore, Sergio Pitzalis

I pastori sono ignoranti!
Non si può finire a fare il pastore di questi tempi!
Mica vorrai fare la stessa fine dei contadini! L’orto vuole l’omo morto!…

Chi vuole aggiungere qualche nota massima degli anni ’70, nel corso dei quali abbiamo imparato (?) che era tutto da buttare, da ripensare, da rifare, da ricostruire…?

Bisognava rinnegare il passato (famiglia compresa) in nome di un futuro votato alle tecnologie, al progresso, al raggiungimento delle città, dei titoli, delle posizioni, dei ruoli, delle tanto agognate “varie forme di stabilità” e di emancipazione. Per non parlare del denaro: obiettivo primario, risolutivamente identitario, direi.

Chi ha letto i miei libri, segue quel che dico, ormai da anni. 
E invece…

Sergio Pitzalis, pastore sardo trapiantato a Bracciano, oggi è un intero volume della mia enciclopedia.

“L’isola del formaggio” che conduce con la moglie, la madre ottantottenne e i suoi tre giovani figli è “un paese incantato”, un posto in cui il tempo si ferma per lasciare spazio alla meraviglia, allo stupore, all’ascolto.

Sono sempre stata un’amante delle true stories e dei racconti Veri, personali, antichi… quelle robe che sui libri non ci sono mai, in nessun libro. Quelle robe che ti piacerebbe tanto incontrare e le vai cercando di continuo, per tutta la vita, ma per lo più sbatti sempre sulle copie o sulle imitazioni. Quando “va bene” sulle sceneggiature. 

Migliaia di pecore che pascolano allo stato brado, tutelate da 35 pastori maremmani (qui sono tornati i lupi, per via della presenza dei cinghiali) formaggi freschi con 3 ingredienti genuini e soprattutto noti e comprensibili, figli ventenni che imparano a fare i casari con gli occhi pieni di vita e sorrisi che traboccano di felicità… è decisamente questa casa mia.

Ma che altro vi devo dire? Nulla. Con Sergio stiamo avendo degli intenti bellissimi… siamo tutti sognatori! Cose belle che speriamo di condividere con chi ci vuole bene e ha a cuore quello che facciamo.

Secondo il nostro stile, niente anticipazioni. 

Vi lascio solo questa intervista che avrei preferito (giornalisticamente parlando) meno artefatta, più vera, più capace di andare al cuore del reale, com’è Sergio: meno trucchi e stucchi e più mani in pasta, più Cuore. E invece, va così: da sempre, la televisione in sé è più importante di quel che in televisione si dice e si fa mostrare.


Chiudo per ora facendo memoria di una citazione recente di Sergio che mi parlava del padre qualche giorno fa, quando facendo spesa diceva ai propri figli: “Quello che risparmiamo qui nel cibo lo spendiamo in farmacia”.

E a voi com’è andata con …la storia dell’emancipazione?

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